In Italia, come in America, abbiamo vari piani di pensionamento. Innanzitutto quello obbligatorio (INPS), equivalente all’IRA statunitense. Su questo non mi soffermo. A questo si aggiunge quello
appunto integrativo, al quale spesso contribuisce il datore di lavoro e sul quale si ha facoltà di decidere se trasferire il TFR. Ora, essendo questo un investimento, appunto, opzionale, la domanda è lecita, conviene?
La prima considerazione da fare è quella fiscale.
Normalmente, infatti, quando investiamo nel mercato finanziario, paghiamo due tasse:
- Tasse su capital gain 26%
- Imposta di bollo deposito titoli 0.2% annui che si paga alla data di produzione dell’estratto conto che può essere annuale ma anche semestrale, trimestrale o mensile
Tuttavia, investendo in un fondo di pensione integrativa, l'aliquota è del 15% e si riduce dello 0,3% per ogni anno di partecipazione successivo al 15°, con uno sconto massimo del 6%.
E non finisce qui. Infatti, si può dedurre al massimo € 5.164,57 all'anno dalla dichiarazione dei redditi; entro questo limite rientrano tutti i contributi sia personali sia a carico del datore di lavoro (ma non il TFR).
Tutto perfetto, diresti. Non proprio. Come per ogni cosa infatti, dobbiamo analizzare anche il rovescio della medaglia. E qui ci sono due punti da evidenziare:
- costo/rendimento della pensione integrativa
- regole per uscire
Analizziamo innanzitutto il primo punto secondo una logica puramente economica. In Italia, a differenza di come avviene ad esempio in America con il 401(k), la partecipazione a forme pensionistiche viene regolata dalla CONSOB che ha autorizzato determinate società alla gestione. Queste società hanno generalmente alti costi di commissioni (comparati al costo di un ETF che replica l’S&P 500, per esempio). Inoltre, non ti danno la possibilità di decidere dove investire la tua pensione (come nell’S&P 500, appunto, che, come ripetuto precedentemente, performa circa 10% -11% per anno).
Ma facciamo un esempio pratico. Nel mio caso, il mio fondo di pensione integrativa è Fon.Te. Ho scelto questa società tra quelle disponibili per i costi di gestione più bassi della media (0.29% vs. 2.00-2.50%). Tuttavia, se andiamo a guardare il rendimento, considerando il profilo di investimento più rischioso a disposizione (quello che in Italia viene chiamato Dinamico) ha avuto un rendimento storico del 5.13%.
A questo si aggiunge il discorso relativo alle regole. In Italia, infatti, ci sono due modi per uscire:
- all’età di pensionamento nel sistema obbligatorio di riferimento (ottenendo 50% del capitale e poi una rendita annuale)
- per anticipazione o riscatto
Vediamo innanzitutto l’eta di pensionamento.
E adesso le regole per uscire.
LE REGOLE DELL’ANTICIPAZIONE IN UN FONDO PENSIONE |
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Motivo |
Quando |
Quanto |
Tassazione |
Spese sanitarie (tue, del coniuge, del figlio) |
Sempre |
Fino al 75% |
Tra il 15% e il 9% del Tfr versato più i contributi tuoi e dell’azienda dedotti annualmente in dichiarazione dei redditi. I rendimenti del fondo sono sempre tassati al 12,5% per la parte in titoli di Stato e al 20% per quella azionaria. |
Acquisto 1° casa (per te o per i tuoi figli) |
Dopo 8 anni in un fondo |
Fino al 75% |
23% del Tfr versato più i contributi tuoi e dell’azienda dedotti annualmente in dichiarazione dei redditi. I rendimenti del fondo sono sempre tassati al 12,5% per la componente in titoli di Stato e al 20% per quella azionaria. |
Ristrutturazione 1° casa |
Dopo 8 anni in un fondo |
Fino al 75% |
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Qualunque altro motivo |
Dopo 8 anni in un fondo |
Fino al 30% |
LE REGOLE DEL RISCATTO IN UN FONDO PENSIONE |
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Motivo |
Tassazione |
Invalidità permanente che comporti la riduzione della capacità lavorativa a meno di un terzo |
Tra il 15% e il 9% del Tfr versato più i contributi tuoi e dell'azienda dedotti annualmente in dichiarazione dei redditi. I rendimenti del fondo sono sempre tassati al 12,5% per la parte in titoli di Stato e al 20% per quella azionaria. |
Disoccupazione per un periodo di tempo superiore a 48 mesi |
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Morte (richiedibile dagli eredi) |
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Perdita dei requisiti di partecipazione (per esempio cambi lavoro e contratto collettivo, dai le dimissioni...). |
23% del Tfr versato più i contributi tuoi e dell'azienda dedotti annualmente in dichiarazione dei redditi. I rendimenti del fondo sono sempre tassati al 12,5% per la componente in titoli di Stato e al 20% per quella azionaria. |
Alla luce di tutto questo e per rispondere alla domanda se conviene o meno fare un fondo di pensione integrativa, la risposta è dipende. E in particolare, dipende da quanto il tuo datore di lavoro è disposto a contribuire, quali fondi hai a disposizione (e in particolare quali costi di gestione) e in quale scaglione di tasse rientri. Se vuoi, puoi scrivermi nei commenti per analizzare meglio la tua situazione.
A questo poi bisognerebbe fare un altro discorso, legato piuttosto a quando andare in pensione. Di questo ne parleremo in un post successivo. Non dimenticare di lasciare la mail sotto per ricevere gli aggiornamenti.